venerdì 7 giugno 2013

Affitti, sempre più in voga la cedolare secca

Affitti, sempre più in voga la cedolare secca

Tempi duri per chi vuole trarre reddito dai propri immobili: chi sceglie di puntare al mercato della locazione sa già che i ricavi non sono più     quelli di una volta, tra Imu e spese varie. Ciò nonostante, i contratti di locazione aumentano ogni giorno di più, anche grazie alla cosiddetta cedolare secca. Vediamo insieme di cosa si tratta.

Se calano i mutui crescono gli affitti

È innegabile considerare la crescita dei contratti di locazione come diretta conseguenza del calo delle erogazioni dei mutui e del numero di compravendite immobiliari: se il bisogno di casa resta una costante per gli italiani, chi non può permettersi di acquistare casa è costretto ad affittarla, dando la possibilità a chi vuole fare reddito partendo dai propri possedimenti immobiliari di avere un interlocutore. Posto questo, si arriva a comprendere i numeri resi noti negli scorsi giorni da Confedilizia: +7% di contratti nel 2011 e +15% nel 2012. Che ruolo ha avuto l’introduzione della cedolare secca in questo processo?
In risposta ad un’interrogazione parlamentare, la  Confederazione che raccoglie le associazioni territoriali dei proprietari di casa ha dichiarato che nel 2010 sono stati registrati 1.252.398 contratti di locazione di tipo abitativo; nell’anno successivo, in cui è stata introdotta la cedolare, il numero è salito di quasi centomila unità (1.346.793 contratti).
Nel 2012, poi, questo numero è salito ancora, portandosi a 1.445.296: stando ai primi mesi dell’anno in corso la tendenza sembra assolutamente in positivo. Quel che si sottolinea, tuttavia, è il progressivo incremento dell’importanza della cedolare secca sul totale dei contratti registrati: nell’anno passato un contratto su tre (il 32% del totale) era una locazione in cedolare.

Nessun flop per la cedolare

Ciò che spinge Confedilizia a sorridere è che, stando ai loro calcoli,una larga fetta di queste scritture contrattuali sono “emerse”,vale a dire rappresentano contratti regolari che in passato non lo erano. L’introduzione della cedolare secca, quindi, avrebbe avuto il  merito di spingere alla legalità quei proprietari in passato restii a farlo.
Visti i numeri, la tesi del flop della cedolare secca – di cui vi abbiamo parlato anche noi e che ha spinto diversi interlocutori a richiedere una riforma di questa tassazione – non sembra reggere: è chiaro che un minimo effetto correttivo nei confronti dell’evasione fiscale l’abbia avuto.
Per quanto riguarda, invece, gli introiti dal punto di vista fiscale è vero che questi sono inferiori a quelli preventivati, ma – sempre secondo Confedilizia – erano sbagliate le ipotesi inziali: cosa capitata anche alla cosiddetta Tobin Tax, che ha fruttato il 30% in meno di quanto preventivato.
La tesi del flop è stata sostenuta da più fronti: tra gli altri, anche il Sunia (il Sindacato Nazionale Unitario degli inquilini), secondo cui gli unici a trovare vantaggio dall’introduzione della cedolare secca sono stati icontribuenti con redditi superiori ai 300mila euro – che si sarebbero avvantaggiati di uno sconto di 4.700 euro rispetto alla tassazione Irpef. A redditi inferiori corrisponderebbero vantaggi via via decrescenti, per diventare negativi per i bassi redditi.

A chi conviene la cedolare secca

Indipendentemente dal reddito, la cedolare secca conviene a quasi tutti i proprietari di immobili che affittano: dall’inizio dell’anno, infatti, l’Irpef va pagata sul 95% del canone che si percepisce, e non più sull’85%, a seguito dei tagli delle deduzioni per i proprietari introdotti con la riforma del lavoro. Non converrebbe, di contro, solo a chi può approfittare di alti livelli di detrazioni fiscali e a chi dichiara un reddito inferiore a 15 mila euro.
Fonte : Immobiliare.it

Nessun commento:

Posta un commento